Nicola Di Maio è nato a Castelvetrano (Trapani) il 27 gennaio 1949. Nella sua città esercita la professione di medico. Ha pubblicato: “Sopralluoghi” (a cura di Santo Calì) in “Antigruppo 73” (Catania, 1973); “Reperti”, poesie 1974 - 1977, Mazzotta Ed. , Castelvetrano, 1988; “Una calla al completo”, (assieme al poeta Nino Gennaro), Perap, Palermo, 1992. Un mazzetto di poesie - “Catasto/fette ”- figura nella “Antologia palermina”, Perap, Palermo, 1997, curata da Gaetano Testa. Ha inoltre pubblicato due libri di narrativa: “Le vele ai sassi”, Perap, Palermo, 2000 e “Un sogno alto quindici piani”, Perap, Palermo, 2005. Con testi poetici e interventi critici è presente in riviste e antologie.
POESIE
Da “ SOPRALLUOGHI” (1973)
DOMICILIO COATTO
o giorni tersi nel segno
del papavero kerosene brucia
in rapide asfissie si muore
e noi per sempre canuti in cicli
di sogni e attese di comesichiama
quel tale crocifissi per fame in calvari
d'oscure botteghe decentrate officine
abitiamo una casa ai controlli serali
di ventun pollici e mogli
un piatto di pasta e fagioli ventrigli
d'uccelli tre figli maneschi in età prescolare
ai confini di primevisioni luci — neon
cinturati pirelli
alla noia di cinematografi e vie
un giro di carte e un bicchiere —
il delirio del cuore è un viaggio
oltre il grigio di nubi che opprime
ALBERGHETTI
io e te una penombra
in delirio in alberghetti
a ore fuori mano
lenzuola bianche e pulite
finestre aperte
su vicoli e botteghe
di stenti merciai
io e te stupore rubato
a squallido va e vieni
di commesso viaggiatore
grazia di ciglia finte
ombreggiate le anche
mature in vesti
di crépe odalisca
che imposta se in qualche
luogo ho una vita
di moglie fedele
una fede nuziale
a un lavabo dimenticata
partendo?
INCONTRO
e tu chi sei con questi occhi
da esoftalmo protrudenti
e mi guardi con questi
tu ora come io certo dirai
chi è questo occhiazzurri
che va zigzagando
e abbiamo in tasca carte
d'identità agli inviti
di poliziotti notturni
ognuno il suo nome cognome
indirizzo mestiere per fame
sfamante
ma oltre tiriamo: lui di là
io di qua a un muro rasente
domani forse associati
a una celletta in comune:
per ubriachezza molesta
et altre invettive rabbiose
dette in faccia a chi viene
in carrozza
SCUOLA
così dunque m'insegni l'abc
che ogni giorno da fiori mi separa
se escludi queste facce
mi stringe in una morsa la legge
del profitto anestesia corrente
il male che mi tarla mi ripugna
la scala dei livelli che mi offri
con scatti di carriera coefficienti
tu non mi chiedi nulla le strade
che percorro le sconosci il fiato
che mi manca le stragi familiari
tu non mi dici perchè queste mie scarpe
davanti sono aperte e fuori piove
DA "REPERTI" (1988)
II
Il delitto, la foto, la pratica
del furto, i soldi ritrovati
nell'alcova. Nel mazzo delle
bollette l'elastico della
sconfitta, giureconsulti,
paure e peccati di gola.
Le difficoltà di un uomo
di Stato, posta inevasa, calcoli,
reclami perentori. I comizi
nervosi, ridondanti: nebbia
in Val Padana, mari mossi,
piovaschi. Il giro d'Italia,
screzi, scaramucce tra
compagni, italiani brava gente,
applauso in onda alle 20, tra
guardo dei campione in un contesto.
Le gemelle al ritmo, un filo
di voce osè, smagliatura
alle calze, diazepam, ricchi
premi ai concorrenti. I giorni
noiosissimi d'inverno: Io strazio
delle mosche, ombra del doping
nei paraggi, pareggi, recessioni.
Kappaò alle ultime farfalle, neve
in volo, la sciarpa attorno
al collo quasi un cappio.
IV
Incubo della folla allo stadio,
incendio al Reichstag, Bosch
sotto l'ombrello, pinze e pistola,
brivido alla schiena. Cile.
I discorsi nelle crepe dell’
inverno, primavera trascorsa con
nuvole sparute, dolenzie
all'epigastrio e traslochi, noia
in dettaglio. La casa di Neruda:
schiaffo alla guancia, reperto
tra furti e annegamenti, foglia
nel refolo. I cani di guardia, il
rombo del cingolo del tank,
interessi monetari dollaro e pepita,
ok per il decesso, palpebra chiusa,
crollo, mura sbrecciate e –
sangue dall'occipite. I fottuti.
DA "UNA CALIA AL COMPLETO" (1992)
MANGIO L'ERBA PIÙ
Mangio l'erba più tenera rumino defeco.
Le buone maniere insidiano pensieri elementari
la barba da molti giorni punta il mare.
Binocolo l'orizzonte. Dopo la pioggia
dopo il vento e i guadi
bivacco dentro l'ombra
con eserciti allo sbando.
Prendo tempo come posso
cancello le tracce più visibili.
Non c'è chi esegua senza fiatare
almeno ordini minuti — strigliare
i cavalli, abbeverare i cani,
segnare albo lapillo i giorni.
Non so neppure contare
su uomini fidati.
Nuvole passano sulle prede giorni
senza di te il bottino
CRONOGRAFIE PRIVATE
1
occupa tutto il mio spazio
lui che a quell' età si tocca
mentre ora la stagione ha i colori
che reclama il suo desiderio
questa mattina tra vuoti a perdere
il giorno fa troppo rumore
e bisogna tenere a bada perfino
il guaito del cane
2
stando appena ai margini
una folle moltitudine canta
appollaiato sui rami
il tuo scalpo
poi qualcosa-qualcuno
tra questi disboscati
muove i tuoi movimenti
mi trova
e persino nel dolore
buono da mangiare
DA “ANTOLOGIA PALERMINA ” (1997)
CATASTRO/FETTE
i pesi non pesano più
brillano argille
anguille sulle muraglie
in fila bra
vini manzoniani
cani bambini
soli slegati mari
sui muri parole
crescono fili
nuvole buchi-buchi
tra il dire e il fare fichi secchi e fuchi
***
togli vento
dal mare i baffi
a manubrio di alfredo
togli il togliere che è
nel tagliare la lettera
morta & la porta
murata
la mosca sul mento la
vocale l'accento
fa che sia un bastimento
togli i vermi con
l'aglio le vespe
del pomeriggio
appena spenta la luce
togli il fulmine
dal fulminante e il lampo
da ciò che è lampante
***
mi arrendo al raptus & al lapsus
metto il piede in fallo e il fallo
dove sai
1 commento:
Un video sull'Antigruppo, movimento poetico che nacque negli anni 60/70 tra Palermo,Trapani, Mazara del Vallo e Castelvetrano. Con Nicola Di Maio.
http://aldomigliorisi.blogspot.it/2015/05/reperti-storie-di-antigruppo-73.html
Posta un commento