venerdì 1 gennaio 2010

Gianluca Spitalieri

Gianluca Spitalieri è nato a Palermo (1980). Si è laureato in Lettere Classiche con una tesi in storia della critica e della storiografia letteraria. Attualmente frequenta il terzo anno di dottorato di ricerca in Italianistica presso il Dipartimento di Scienze Filologiche e Linguistiche dell’Università di Palermo. Si occupa di teoria della letteratura e di poesia contemporanea. Ha partecipato a diversi progetti internazionali, studiando a Malta, in Grecia, in Belgio e in Francia. Ha pubblicato:
“Poesia di parole” (2001), “Come pietre nere sulla terra” (Manni, 2009) e suoi componimenti sono presenti in riviste nazionali e internazionali.





POESIE

(Da: “Come pietre nere sulla terra”, 2009)


Come pietre nere sulla terra

Ho fatto a pugni con dio questa notte
strappandogli preghiere e lacrime.
Partorirai con dolore e soffrirai in silenzio.
Anche tu partorirai, proprio tu.

Ho preso a calci la parete della mia camera
ma il piede rimbalzava indietro come
ogni dannata parola.
Raccoglierai i nidi di rondine sui canali
e li offrirai al tuo dannato fratello.

Del tutto assente il principio e lo comprendo.
Si sta come pietre nere sulla terra.



Coralli chiusi in pugno

Su quella tua lastra di marmo colma di vita
ripasso a memoria la mia infanzia
pochi fiori fanno da altare ed io dico messa
ma mento ai fedeli alle mie spalle.
Su quella stessa lastra di marmo ripongo
le mie tue fatiche. Sgrano coralli chiusi in pugno.

Daddada ppapappa ttututu rrara

Quanta fatica nelle parole...
ripeto ogni sera sulla fiammella accesa...
...mantenere costante l’intensità del fiato
sbattuto in faccia...

Per oggi ho ripassato abbastanza.


Omaggio a Pasolini


Chiarore di luna
mi chiama mia madre,
e i suoi gesti ora sono carezze
sulla fresca pelle.
Nasceva tra i campi
tra vendemmie e raccolte
in lunghi viali d’alberi di castagno
che chiudevano con un abbraccio
il nostro amore.
Non ho conosciuto i tuoi amori
non so nemmeno quali tu abbia
veramente vissuto
in rossori consumati nella notte.
Siamo stati traditi nel silenzio di tutti i giorni
e il tuo cuore ha saputo anche di me
ma lo ha taciuto in un dovere materno,
sapevi di pianti notturni
di ogni segreto buttato sulle strade
e nascosto in camere di siepi.
Ma non ti è mai importato tutto questo.
Sapevi che tra i giorni di primavera
e le notti d’inverno
avrei custodito per te versi da offrirti in dono
come pegno d’amore.



Aderenze uterine

Pesa il silenzio di quel bacio incagliato
nelle tue distanze.
Aderenze uterine le nostre che strappano al corpo
ogni lembo rimasto solo in un grumo di stoffe lì.
A procedere si fa lento il passo nel dilatato tempo a disposizione.
Non io ho il compito di levigare ciascuna pietra livida
che poche volte ha roso spigoli e tutti i viaggi finiti.

Ora che il fiato si confonde con la nebbia anch’io
sotto un cielo basso lascio la casa che tu ancora ricerchi.

Nella bassura il solito equivoco è perdita.



Ed è il requiem della poesia


In un canto generale sospeso tra frontiere di merli
e arene dorate in una magia di favola notturna.

Ed è sempre lo stesso motivo tra le nostre fantasie erotiche
e desideri irrealizzati.

Anche il colore del mare e dei nostri baci è mutato
con l’abituale nostra passione di amanti.

Non chiamare con parole ciò che attira a sé le stelle
e nemmeno i raggi che incantavano i nostri mattini.

Non ho realizzato alcunché delle mie promesse.
La sabbia raccolta sulla costa umida è solo una corsa
affannosa tra i rami della notte e il peso
delle tue vene gonfie è solo un soffio
non più caldo,
è desiderio non più realizzabile.

Ed è il requiem della poesia.

Forse ho detto troppo
e forse bastava un solo verso per dire tutto
ma sono solo un uomo
un animale nato da sputi d’amore
e vizi poco evoluti.

Lungo i ponti nascono i figli della passione e ancora
riposeranno lì tra lattine di birra e cocci di vetro

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