venerdì 1 gennaio 2010

Crescenzio Cane


Crescenzio Cane è nato a Palermo (1930). Ha pubblicato:
“La bomba proletaria”, Movimento-Anti, Palermo, 1974; “Lettera alla libertà”, STASS, Palermo, 1985; “a memoria collettiva”, Centro jatino di studi e promozione sociale Nicolo Barbato, Partitico, 1987; “Il cuore di Palermo”, Collettivo r, Firenze, 1980; “Le radici del Sud”, Rebellato, Padova, 1960; “Crescenzio Cane: una poetica dello sradicamento”, Centro Jatino di studi e promozione sociale Nicolò Barbato, Partitico, 1992; “Crescenzio Cane: dal 25 novembre al 12 dicembre 1972 (presentazione di Leonardo Sciascia”; Arte al Borgo, Palermo 1972; “Il mutamento:una poetica per la rivoluzione”, Tip. Select, Palermo, 1968; “Quattro poeti:: Crescenzio Cane , Pietro Terminelli, Roberto Di Marco, Gaetano Testa”, Tip. G. Pellerito, Palermo, 1961; “Papiri”, S. F. Flaccovio, Palermo,1965; “La strada di casa (otto racconti) ”, Grifo, Palermo, 2002; “I miei ultimi sett’anni”, Offset Studio, Palermo, 2008.


POESIE

(Da: “La bomba proletaria ”, 1974)

La bomba proletaria

 Non siamo più gli ascari

i coloni mansueti dello stivale:

da anni squadre d’intellettuali

scrutano il nostro sangue giovane

masturbano il nostro tempo migliore

rubano la nostra prossima mèta.



Non siamo più la feccia della terra

torturati a morte dall’inquisitore:

da anni paghiamo di persona

tutta la ricchezza di una classe

fino a definirci sottouomini

mostruosi eretici della croce.



Non siamo più un branco di pecore

come i nostri poveri antenati:

da anni la cultura del mondo

non è più l’arma esclusiva

dei potenti ma la bomba pratica

della nostra rivoluzione proletaria.
Palermo 1968



Guerriglia urbana


La città è una fortezza naturale

quello che non devi fare Compagno

è stato scritto e viene da lontano,

quello che dovrai fare con coraggio

lo trovi da secoli nel sangue

della povera gente, te lo dice

il volto martoriato del tuo luogo

di nascita, te lo indica l’emigrato

sepolto altrove, te lo gridano

affamati le vedove e tenti bambini.



Quello che dobbiamo fare è sacrosanto,

dobbiamo risalire dai nostri bassifondi

mescolarci ai disegni di tutti i padroni,

colpire senza reticenza e all’insaputa

colpire quando mangiano sulle spese

del nostro sfruttamento, quando ridono

sui nostri morti, quando comandano

sulla nostra vita, quando sono convinti

che sono i nostri buoni benefattori,

quando finalmente ci credono loro amici.


Palermo 1969



(Da: “La memoria collettiva”, 1987)


L'impresa della sopravvivenza


Vivere su questa linea di attesa miserabile

è la morte certa questa lenta agonia

ha sempre un nome una categoria criminale

che si perde nel tempo ma la miseria

umana non cambia non ha sostituti

è la storia della povera gente che non

ha scelta e quando si tenta di mediare

è solo un'attesa che rimanda per anni

illudendoci che il domani comunemente

chiamato "l'avvenire" possa essere migliore

mentre dall'altra parte tra la benestante

borghesia il sole sorge sempre a mezzogiorno

tutto va felicemente moda consumi sono il

bel mondo che la povera gente ha costruito

senza che ne faccia parte anzi è eliminata

man mano che ne prende coscienza emarginandola



Il sole sorge ogni mattina ma per la povera

gente è sempre la stessa giornata identica

a ieri il vuoto è pauroso ti lascia la bocca

amara ti sotterra nell'abulia ti fa maledire

di essere nato Ma in verità chi è oggi

questa POVERA GENTE tanto nominata?

Oggi insomma i poveri poveri chi sono?



Io ho lavorato per oltre trent'anni ora

sono in pensione e percepisco novecento

milalire al mese con moglie e due figli

minori nella totalità ho quattro figli

sotto il mio tetto due di loro sono adulti

ma non lavorano da quando hanno terminato

la scuola in tutto tentiamo di vivere

sei persone ma la mia pensione basta solo

per mangiare per il resto la casa la luce

l'acqua il telefono il gas la tassa immondizie

ecc. ecc. rimangono sempre da pagare e quando

si pagano si fanno dei debiti che rimangono

per anni e anni così quasi all'infinito

viviamo chiusi nell'angoscia per la vergogna

e siamo condannati a ripeterci in un cerchio

che gira fino a farci pensare alla morte

nell'aldilà ci sia veramente nulla da pagare



Sottoscrivere questa confessione appare una

follia mentre c'è tanta gente che è povera

in Sicilia sono tanti gli anni che

questa dura realtà incombe sulla mia famiglia

senza che s'intravveda una liberazione

un miglioramento tuttavia ne ho piena coscienza

di quanto accade sulle mie spalle e non è certamente

una fatalità né un caso da addebitare alla sfortuna

ma è certamente un malessere generale che stritola

inesorabilmente la gente come la mia famiglia

che è condannata a vivere con un solo reddito



Io non conosco da quando sono nato una miseria

diversa una diversa vita se non questo barbaro

piacere di sottoscrivere queste mie disgrazie

in segni che chiamiamo scrittura e che mi dà

la nausea per un'innata ripulsa che ho per

lo scrivere e per quei poeti che scrivono per

impietosire infiniti cretini siano essi

i cosiddetti rispettabili lettori che gli

intellettuali i professionisti della parola

che sono i reali complici di questa miseria

e che ti plagiano fino a distruggere ogni

angolo della tua coscienza e ti modellano

come una macchina per generazioni e generazioni



Una vita così brutale non è più possibile

loro vogliono che ti trasformi in una bestia

ed esploda in un'apocalisse omicida

che la tua famiglia diventi una banda

imbrogli sequestri smerci droga uccida

senza orgoglio incosciente di sapere e di capire

cosa è accaduto e cosa accade su di te

ma mentre tutto ti è contro e quando

tutto crolla tu pensi pensi pensi pensi

pensare è certamente istintivo ma più pensi

più vivi in un mondo fatto di pensiero e più

pensi di più ti trovi incatenato a pensare

sino a quando le parole sono idee chiare

fluide sferzanti da dedurre che le idee

ti possono uccidere che le idee corte o lunghe

ti possono corrompere che le idee sensate

ti fanno un intellettuale come gli altri

ma non è così tu sei un vero proletario.




(Da: “I miei ultimi settant'anni”, 2008)

I miei ultimi settant'anni


Sono in un ingorgo umano totale

da non aspettarmi una parola

dagli uomini di buona volontà.

Nel buio della mia fede estrema

vivo oscurato dal mio cammino

tortuoso zoppicando come un cane battuto.

Sarà un compleanno silenzioso

ai margini dell'amore e della follia

in piena rivoluzione permanente

come un giovane del sessantotto

tra i miei settant’anni estrosi e amari.

Non mi resta che la speranza fatale

ammissibile di riconoscermi in

altre generazioni pacifiche e rumorose

libero da razzismi e da intrugli religiosi.



Io come un fuscello alla deriva

sono sopravvissuto ai miei carnefici,

posseduto dalla libertà sono passati

gli anni migliori della mia vita

come un sogno meraviglioso, ora vivo

tra le incognite dei miei malanni

che mi divorano ma sono ancora vivo

con la mia fede laica e cristiana.

Da uomo-contro ho combattuto il male

da uomo libero ho sentito la presenza

di Dio tra i mansueti miei fratelli,

traballante d'orgoglio sono alla fine

di un arcano racconto d'inaudita speranza.




La Maledizione Continua

Nessuno ci attende la sera

l'amore non è per noi

senza titoli né lavoro:

le ragazze non ci guardano

noi facciamo ridere

con questi abiti meschini

tanti si vergognano di noi.



Io non ho ancora parlato

di pane che la fame

è il problema secolare

della mia contrada, ma

io sono solo un uomo

ancora ridotto alle parole.



Poi mi domanderanno chi sono

e il perché e da dove provengo:

dirò solo che sono del trenta

conosco pochi libri e la morte,

ho in pancia svariati farinacci

e niente pasta di semola ma

molto pane di segala e carrube.



I diavoli della Zisa


Sono cresciuto alla Zisa

fra un numero indefinito

di case sgangherate e le urla

dei diavoli che giravano

tra i saloni delle armature

dove Federico scriveva poesie

d'amore alla sua bella castellana.



Qui le ragazze di una volta

allucinate dalla reggia

sognavano amore e ricchezze:

qui il mio primo amore

fu semplicemente da dopoguerra,

quando tutti i miei amici

parlavano dei diavoli del Castello.


Coscienza di classe


Palermo è la città dove molti

si fermano a vivere nei mercati

dove la politica del regime fa

beneficenza per insufficienza di voti,

e il mio lavoro non è un lavoro:

io sono un povero mercenario

organizzato dalla borghesia

che fa leggi ladre a proprio uso

e consumo, appunto, via Torremuzza

e affini, non costringetemi a partire

dovunque farò il ladro, forse, anche

l'urlatore, ma non sia mai

il piazzista del vostro inquinato regim






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