Crescenzio Cane è nato a Palermo (1930). Ha pubblicato:
“La bomba proletaria”, Movimento-Anti, Palermo, 1974; “Lettera alla libertà”, STASS, Palermo, 1985; “a memoria collettiva”, Centro jatino di studi e promozione sociale Nicolo Barbato, Partitico, 1987; “Il cuore di Palermo”, Collettivo r, Firenze, 1980; “Le radici del Sud”, Rebellato, Padova, 1960; “Crescenzio Cane: una poetica dello sradicamento”, Centro Jatino di studi e promozione sociale Nicolò Barbato, Partitico, 1992; “Crescenzio Cane: dal 25 novembre al 12 dicembre 1972 (presentazione di Leonardo Sciascia”; Arte al Borgo, Palermo 1972; “Il mutamento:una poetica per la rivoluzione”, Tip. Select, Palermo, 1968; “Quattro poeti:: Crescenzio Cane , Pietro Terminelli, Roberto Di Marco, Gaetano Testa”, Tip. G. Pellerito, Palermo, 1961; “Papiri”, S. F. Flaccovio, Palermo,1965; “La strada di casa (otto racconti) ”, Grifo, Palermo, 2002; “I miei ultimi sett’anni”, Offset Studio, Palermo, 2008.
POESIE
(Da: “La bomba proletaria ”, 1974)
La bomba proletaria
Non siamo più gli ascari
i coloni mansueti dello stivale:
da anni squadre d’intellettuali
scrutano il nostro sangue giovane
masturbano il nostro tempo migliore
rubano la nostra prossima mèta.
Non siamo più la feccia della terra
torturati a morte dall’inquisitore:
da anni paghiamo di persona
tutta la ricchezza di una classe
fino a definirci sottouomini
mostruosi eretici della croce.
Non siamo più un branco di pecore
come i nostri poveri antenati:
da anni la cultura del mondo
non è più l’arma esclusiva
dei potenti ma la bomba pratica
della nostra rivoluzione proletaria.
Palermo 1968
Guerriglia urbana
La città è una fortezza naturale
quello che non devi fare Compagno
è stato scritto e viene da lontano,
quello che dovrai fare con coraggio
lo trovi da secoli nel sangue
della povera gente, te lo dice
il volto martoriato del tuo luogo
di nascita, te lo indica l’emigrato
sepolto altrove, te lo gridano
affamati le vedove e tenti bambini.
Quello che dobbiamo fare è sacrosanto,
dobbiamo risalire dai nostri bassifondi
mescolarci ai disegni di tutti i padroni,
colpire senza reticenza e all’insaputa
colpire quando mangiano sulle spese
del nostro sfruttamento, quando ridono
sui nostri morti, quando comandano
sulla nostra vita, quando sono convinti
che sono i nostri buoni benefattori,
quando finalmente ci credono loro amici.
Palermo 1969
(Da: “La memoria collettiva”, 1987)
L'impresa della sopravvivenza
Vivere su questa linea di attesa miserabile
è la morte certa questa lenta agonia
ha sempre un nome una categoria criminale
che si perde nel tempo ma la miseria
umana non cambia non ha sostituti
è la storia della povera gente che non
ha scelta e quando si tenta di mediare
è solo un'attesa che rimanda per anni
illudendoci che il domani comunemente
chiamato "l'avvenire" possa essere migliore
mentre dall'altra parte tra la benestante
borghesia il sole sorge sempre a mezzogiorno
tutto va felicemente moda consumi sono il
bel mondo che la povera gente ha costruito
senza che ne faccia parte anzi è eliminata
man mano che ne prende coscienza emarginandola
Il sole sorge ogni mattina ma per la povera
gente è sempre la stessa giornata identica
a ieri il vuoto è pauroso ti lascia la bocca
amara ti sotterra nell'abulia ti fa maledire
di essere nato Ma in verità chi è oggi
questa POVERA GENTE tanto nominata?
Oggi insomma i poveri poveri chi sono?
Io ho lavorato per oltre trent'anni ora
sono in pensione e percepisco novecento
milalire al mese con moglie e due figli
minori nella totalità ho quattro figli
sotto il mio tetto due di loro sono adulti
ma non lavorano da quando hanno terminato
la scuola in tutto tentiamo di vivere
sei persone ma la mia pensione basta solo
per mangiare per il resto la casa la luce
l'acqua il telefono il gas la tassa immondizie
ecc. ecc. rimangono sempre da pagare e quando
si pagano si fanno dei debiti che rimangono
per anni e anni così quasi all'infinito
viviamo chiusi nell'angoscia per la vergogna
e siamo condannati a ripeterci in un cerchio
che gira fino a farci pensare alla morte
nell'aldilà ci sia veramente nulla da pagare
Sottoscrivere questa confessione appare una
follia mentre c'è tanta gente che è povera
in Sicilia sono tanti gli anni che
questa dura realtà incombe sulla mia famiglia
senza che s'intravveda una liberazione
un miglioramento tuttavia ne ho piena coscienza
di quanto accade sulle mie spalle e non è certamente
una fatalità né un caso da addebitare alla sfortuna
ma è certamente un malessere generale che stritola
inesorabilmente la gente come la mia famiglia
che è condannata a vivere con un solo reddito
Io non conosco da quando sono nato una miseria
diversa una diversa vita se non questo barbaro
piacere di sottoscrivere queste mie disgrazie
in segni che chiamiamo scrittura e che mi dà
la nausea per un'innata ripulsa che ho per
lo scrivere e per quei poeti che scrivono per
impietosire infiniti cretini siano essi
i cosiddetti rispettabili lettori che gli
intellettuali i professionisti della parola
che sono i reali complici di questa miseria
e che ti plagiano fino a distruggere ogni
angolo della tua coscienza e ti modellano
come una macchina per generazioni e generazioni
Una vita così brutale non è più possibile
loro vogliono che ti trasformi in una bestia
ed esploda in un'apocalisse omicida
che la tua famiglia diventi una banda
imbrogli sequestri smerci droga uccida
senza orgoglio incosciente di sapere e di capire
cosa è accaduto e cosa accade su di te
ma mentre tutto ti è contro e quando
tutto crolla tu pensi pensi pensi pensi
pensare è certamente istintivo ma più pensi
più vivi in un mondo fatto di pensiero e più
pensi di più ti trovi incatenato a pensare
sino a quando le parole sono idee chiare
fluide sferzanti da dedurre che le idee
ti possono uccidere che le idee corte o lunghe
ti possono corrompere che le idee sensate
ti fanno un intellettuale come gli altri
ma non è così tu sei un vero proletario.
(Da: “I miei ultimi settant'anni”, 2008)
I miei ultimi settant'anni
Sono in un ingorgo umano totale
da non aspettarmi una parola
dagli uomini di buona volontà.
Nel buio della mia fede estrema
vivo oscurato dal mio cammino
tortuoso zoppicando come un cane battuto.
Sarà un compleanno silenzioso
ai margini dell'amore e della follia
in piena rivoluzione permanente
come un giovane del sessantotto
tra i miei settant’anni estrosi e amari.
Non mi resta che la speranza fatale
ammissibile di riconoscermi in
altre generazioni pacifiche e rumorose
libero da razzismi e da intrugli religiosi.
Io come un fuscello alla deriva
sono sopravvissuto ai miei carnefici,
posseduto dalla libertà sono passati
gli anni migliori della mia vita
come un sogno meraviglioso, ora vivo
tra le incognite dei miei malanni
che mi divorano ma sono ancora vivo
con la mia fede laica e cristiana.
Da uomo-contro ho combattuto il male
da uomo libero ho sentito la presenza
di Dio tra i mansueti miei fratelli,
traballante d'orgoglio sono alla fine
di un arcano racconto d'inaudita speranza.
La Maledizione Continua
Nessuno ci attende la sera
l'amore non è per noi
senza titoli né lavoro:
le ragazze non ci guardano
noi facciamo ridere
con questi abiti meschini
tanti si vergognano di noi.
Io non ho ancora parlato
di pane che la fame
è il problema secolare
della mia contrada, ma
io sono solo un uomo
ancora ridotto alle parole.
Poi mi domanderanno chi sono
e il perché e da dove provengo:
dirò solo che sono del trenta
conosco pochi libri e la morte,
ho in pancia svariati farinacci
e niente pasta di semola ma
molto pane di segala e carrube.
I diavoli della Zisa
Sono cresciuto alla Zisa
fra un numero indefinito
di case sgangherate e le urla
dei diavoli che giravano
tra i saloni delle armature
dove Federico scriveva poesie
d'amore alla sua bella castellana.
Qui le ragazze di una volta
allucinate dalla reggia
sognavano amore e ricchezze:
qui il mio primo amore
fu semplicemente da dopoguerra,
quando tutti i miei amici
parlavano dei diavoli del Castello.
Coscienza di classe
Palermo è la città dove molti
si fermano a vivere nei mercati
dove la politica del regime fa
beneficenza per insufficienza di voti,
e il mio lavoro non è un lavoro:
io sono un povero mercenario
organizzato dalla borghesia
che fa leggi ladre a proprio uso
e consumo, appunto, via Torremuzza
e affini, non costringetemi a partire
dovunque farò il ladro, forse, anche
l'urlatore, ma non sia mai
il piazzista del vostro inquinato regim
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