venerdì 1 gennaio 2010

Carmelo Pirrera


Pirrera Carmelo è nato a Caltanissetta (1932). Ha pubblicato:
“Poesia nel nostro tempo a cura di Carmelo Pirrera”, La Torre e C., Caltanissetta,1959; “La ragazzata”, Celebes, Trapani,1972; “H: ospedale silenzio”, Il messaggio, Gela, 1973; “Poeti siciliani / raccolta di poesie ordinata e introdotta da Carmelo Pirrera”, Il Vertice, Palermo, 1974; “Quaranta sigarette”, Il Vertice, Palermo, 1974; “Il colonnello non vuole morire”, Il Vertice, Palermo, 1976; “Quest'animale muore”, Il Vertice, Palermo, 1976; “Poesie: premio Edicoop 1980”, Edicoop, Roma, 1980; “Con la banda in testa”, Isola d'oro, Vico Equense, 1981; “Ipotesi sul caso Majorana e altri racconti”, Vittorietti, Palermo, 1981; “Dalla parte del Minotauro”, Il Vertice, Palermo, 1981; “Giocando con la polvere: poesie 1976-1980”, Bastogi, Foggia, 982; “Le donne, i cavallier, l'arme e gli amori...: scritti medievaleggianti, cavallereschi, paracarolingi, ironici, patetici, fantastici e cortesi / scelti, annotati, condotti, ordinati, ripescati, manipolati o rovinati da Anna Barbera e Carmelo Pirrera”, Il Vertice, Palermo, 1982; “Quartiere degli angeli”, Il Vertice, Palermo, 1983; “l miele di maggio”, Il Vertice, Palermo, 1985; “Pergamo la cenere”, Il Vertice, Palermo, 1986; “Propositi di Capodanno”, Il Vertice, Palermo,1986; “Le mosche”, Il Vertice, Palermo, 1986; “Gli eredi del sole: rapporto sulla poesia dei siciliani ” (a cura di Anna Barbera e di Carmelo Pirrera), Il Vertice, Palermo, 1987; “La farfalla di Brodskij”, Il Vertice, Palermo, 1989; “Il regno”, Il Vertice, Palermo, 1992; “L'uomo della Volvo”, Pungitopo, Marina di Patti, 1994; “Tradotta per Roncisvalle”, Il Vertice, Palermo,1994; “Cronaca”, La Vallisa, Bari, 1998; “Buio come la notte”, Istilla Editore, Messina, 1998; “Versi per la madre”, Il Vertice, Palermo, 2000; “Naufragio presunto”, s.l. Rhegium Julii, 2003; “Antonino Guastaferro pittore”, S. Sciascia, Caltanisseta, 2003; “Cronaca”, Intilla Editore, Messina, 2006; “Il balcone dei pazzi”, Intilla Editore, Messina, 2007; “Ora d'aria”, Pungitopo, Marina di Patti, 2008; “Le sere del vino: Nat Scammacca e la stagione dell'Antigruppo”, Tip. Bonfardino s. l. : s. n.!, Palermo, 2008.


POESIE
(da “Poeti per la pace” – Mazara del Vallo, 1982)

Guerre servili
A Cesare Sermenghi, debitore
L'unica nostra guerra la perdemmo,
da servi, alle contrade di Macella.

Gola squarciata
marchiati sulla faccia
animali da zolfo e da salina
pagammo a Cesare quanto era di Dio.

Sulle strade del sale e del silenzio
versammo monete d'occhi
per un campo avaro,
distesa sconfinata ed orto chiuso,
terra paziente a crescere un futuro
che somigliasse alla nostra speranza
a un canto alto
a un volo di colombi;

che somigliasse a te, compagno muto
dal cranio trapassato
da ferro che ti tolse vita e nome
e ti confuse
sulle vie del pianto
alle pietre, alla polvere e ad ognuno.


(da “Cronaca” – Messina, 2006)

3

C’era pure un ritratto della madre
– di lei nessuno sa niente,
s'affaccia a guardare con aria stranita,
rispunta tra le carte di una lite
che il tempo non può più sedare.

Che suonava l'armonium nella chiesa
lo ricorda qualcuno,
che cantava
inni sacri alla gloria del Signore;
si nutriva di letture bibliche,
conversava con Sara e con Isacco,
con Esaù che volle le lenticchie.
E lottava con angeli, a sua volta.

Ai ragazzi insegnava l'alfabeto
a far di conto.
Le diedero persino una medaglia
con l'effigie del re: c'era una volta...

4

Rimase sola con la sua medaglia,
la favola incompleta
e con l'armonium.

- Un'isola caparbia di rancore
chiusa, coi libri a farle compagnia.

E nei libri severi della storia
non avevano scritto i manicomi
né che la notte non finiva mai,
disertata dal sonno.

Parlavano di cose più importanti,
di quel Colombo che scoprì l'America
e dell'America che inventò l'atomica.

E ce nne costa Ilacrime st 'Ammerica!




(da “Tradotta per Roncisvalle” Palermo, 1994)
Come maghi

Come maghi
che hanno scordato la formula
guardiamo nelle bocce di cristallo
i volti dei ragazzi di una volta
assieme ai quali
non salvammo il mondo.

Hanno la faccia stanca e rispettabile
di gente arresa
e barbe austere che li fanno tristi
mentre, orbi, per antico vizio
sciorinano ricette per i sogni.

E il mondo, intanto,
strappatoci di mano, sfera di neve
sfera di fuoco e nebbia
se n’è andato lontano. Rimane
un ricordo di unghie spezzate,
un sapore di zolfo,
la sconfitta
e una sequela vana di brusii
a spiegare perché non si è felici.

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