Antonino Contiliano è nato Marsala (1942). È stato redattore della rivista “Impegno80” e “Spiragli”. Ha fatto parte del movimento poetico che, tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso, operò in Sicilia e si qualificò come Antigruppo siciliano. Negli anni Ottanta ha fatto parte del Comitato organizzatore degli “Incontri fra i popoli del Mediterraneo”. Il convegno che ogni due anni, curato dal poeta Rolando Certa, si teneva a Mazara del Vallo.
Ha pubblicato:
Poesia:
“Il flauto del fauno ” (Impegno80-Coop.Antigruppo, 1981), “Il profumo della terra ” (Impegno80-Coop.Antigruppo, 1983), “Gli albedi del sole ” (ILA Palma, 1988), “Exilul utopiei ” (Europa, Craiova, 1990), “L’utopia di Hannah Arendt ” (Laboratorio delle arti, 1991), “La contingenza/Lo stupore del tempo ” (Laboratorio delle arti, 1995), “Kairós desdichado ” (Promopress, 1998; 2° ristampa www.vicoacitillo.it, 2003), “La Soglia dell’esilio ” (Prova d’Autore, 2000), “Terminali e Muquenti / paradossi ” (Promopress, 2005; www.vicoacitillo.it, 2005) e – come coautore e “sine nomine” – “Compagni di strada caminando ” (Edizioni Riccardi, 2003; 2° ristampa www.vicoacitillo.it, 2005) e “Marcha Hacker/risata cyberfreak ” (Promopress, 2005; www.vicoacitillo.it, 2005); “ ‘Elmotell blues ” (Navarra Editore, 2007) e “Tempo spaginato / Chi-asmo ” (Polistampa, 2007); “Il tempo del poeta ” (a cura di Emilio Piccolo; Centro di Cultura “Acerra Nostra” onlus, 2009).
Saggi e relazioni (pubblicati in “atti” e riviste, e riviste sia cartacee che elettroniche):
“Perché scrivere per chi scrivere ” (“Incontri fra i popoli del Mediterraneo- Anno II: Poeti per la pace”, Mazara del Vallo, 1982); “Intellettuali a confronto ” (Impegno80, 1981/1983); “La funzione della poesia oggi (“Incontri fra i popoli del Mediterraneo- Anno III: La cultura per la pace nel Mediterraneo”, Mazara del Vallo, 1984); “Poesia e follia: corpo e ombra ” (Salvo Imprevisti, 1988/1989); “Filosofie della poesia: L’“effetto farfalla” ( Moolloy, 1991); “Sulle rovine e le tracce di un sogno ininterrotto ” (Spiragli, 1997); “Una nuova immagine del tempo. Riflessioni intorno a un libro recente – di Gaspare Polizzi, Tra Bachelard e Serres. Aspetti dell’epistemologia francese del Novecento ” (Bollettario filosofico, Università della Calabria, 2003); “Antigruppo siciliano- frammenti di storia, avanguardia e impegno ” (www.vicoacitillo.it, 2003); “Sentieri e risonanze di Bosco dell’Essere ” – di Stefano Lanuzza – (La Fortezza, 2003); “I pensieri di un venditore di libri nella poesia di Emilio Piccolo”; “Rolando Certa, un poeta Antigruppo volteriano e inattuale? ” (Fermenti, 2004); “Almanacco Odradek 2004 e ‘lettura dell’oggi’” (Fermenti, 2005); “Una ragione controfattuale e controfuturo nelle “ragioni della verità” leopardiana di Gaspare Polizzi ” (Fermenti, 2005); “Materiale Comune e la parodia antagonista” – “Materiale Comune” di Francesco Muzzioli – (Fermenti, 2005); “La “rammemorazione nella scrittura di Luciana Floris” (Fermenti, 2006); “Tra gihad e poesia un divenire identità ornitorinco e self storico” (Fermenti, 2008); “Il Padrone manda il boia. Una letizia spinoziana per Edoardo Sanguineti” ( Fermenti,2008); “Lingua che batte sonar e radar” – “La lingua che batte” di Giovanni Commare – (Fermenti, 2008); “ I miserabili in scena – “Liturgia dei miserabili” (cortometraggio) di Rino Marino – (SottoTraccia, Novembre 2007/Aprile 2008); “Un dì(re), girando nei dintorni di via “Accademia platonica”, lunare” – “Lettera morta” di Mario Lunetta – (Fermenti, 2008); “I fantasmi della luna e l’immagine-azione” – “Liturgia dei miserabili” (cortometraggio) di Rino Marino – (Fermenti, 2008); "Preveggenze nel sapere po(i)etico di Dante- Dalle sfere di Dante all’ipersfera di Riemann” (Fermenti, 2009); “Il refrain e la linea ‘leggenda’ -“Iperfetazioni” di Marco Palladini (http://retroguardia2.wordpress.com; “Il soggetto poetico nell’economia cognitiva” (Fermenti, 2009); “open source e avanguardia” (http://bollettario.blogspot.com/2009/06/blog-post_5499.html, 2009); “L’antigruppo Siciliano Tra Storia e Riflessioni” (http://www.rivistadistudiitaliani.it/articolo.php?id=535, 2009); “L’utopia, una necessità”; “Mediterraneo e identità plurale”; “Divisioni spostate e allegoria ‘riflettente’”; “Tempo Molteplicità Identità”; “Il tempo e la poesia antagonista-I processi asimmetrici”; “Per una critica dell’economia poetica dell’Io” (www.retididedalus.it; http://retroguardia2.wordpress.com; http://lapoesiaelospirito.wordpress.com, 2009).
Si è interessato al discorso pittorico di Eugenio Bruno e dell’amico Giacomo Cuttone. Cuttone è il pittore che ha curato la maggioranza delle copertine dei suoi libri di poesia.
POESIE
L'inter-est
a Giacomo Cuttone
Del tempo le ferite sventagliano
il riso della memoria tra le pieghe
e sale il sale rosolato dell'ascolto
il sapore silenzioso delle galassie
il va pensiero della distanza senza scie
del sole il gioco cristallizza delle ombre
e le terre dell'esilio segna non-luogo
il crocevia degli archi in attesa
e une del mare copre le solitudini
gallerie di splendide apparenze nate per l'est
leggero coro del respiro che diviene forma
bagliori rugiadano squilli di dissolvenza
mentre le pianure rotolano temporanza
il non-ancora bussa ancora una volta
nunc stans non e tu sei inter-est
rete di vibrazioni come un valzer di farfalle
dentro le finestre dell'occhio del ciclone
dove le tue mani dipingono onde di coralli
e vortici d'aurore il volto degli sguardi
raffiche nucleari dei sentieri quantici
adesso che adesso non è l'adesso distendono
soglie di colori diffuse derive di danza
l'inquietudine che si stacca e decolla.
(Da: “Kairós desdichado”, 1998)
La passione delle cifre
…:
la passione la pressione alzata alzò
e delle cifre il massacro verbalizzato
sputtanava il sarcasmo dell'umanesimo
la pietà della coscienza e i rasoi delle holding
e l'imboscata abbassava le braccia
il vento dossier segreto santuario
alle bianche voci cambia direzione
dove rapina i nervi dei mercati sbandano
e sulla crucis delle rughe crollano
e nei convogli stipano migrazioni
fioriti sui binari dell'erezione toto
produttiva totocalcio evirata no stop
di arbitri del saccheggio del pianeta
(im-mondo questo mondo è dei parassiti,
migliore esiste il ni-ente, il funebre elogio
degli aiuti umanitari soluzione finale,
giubilate il culo sacro eiaculato del se-colo-nizzato
colato a picco nella bancorotta del rendiconto!)
appollaiato sul picco della guerriglia
straccione il pueblo perestroika
l'attesa onda smorza su onda
e aquiloni intreccia di turbolenze
carburate con la rabbia del mare
digitale fotoshop naviga manipolazione
e fine look millennio killer degli umani
diritti
l'oceano della rete non ha più confini
il conto la banca rende reddito
mondiale canto d'arena di cani
i Sud marketing discount
e l'amore emigrato lontano
prigioniero fra le guerre stellari:
…
800milioni nell'inedia distesa
ogni anno e più lasciano la vita
concimano i profumi della ricchezza
oltre il plusodore dell'82volte sudato
con le piaghe di 2miliardi anemici
dal 20percento dei gentili del mondo
e molti vivi ma nati mai se non per
scontare le perdite dei sud-ari dei Sud
all'appuntamento del secolo breve
lunghe file di èbeti-alfa-ana degli applausi
denutriti del pensiero e gonfi di coca
graziati con la strategia della fame per
dominio dei compari della borsa telematica
digitale fotoshop naviga manipolazione
e fine look millennio killer degli umani
diritti
l'oceano della rete non ha più confini
Madrid, novembre ‘98
(Da. “La soglia dell’esilio”, 2000)
il disonore della storia
scogli scoglionati: che cieli scuoiati
…
iso-li-tudine le parole gamma
soft navigano frammenti testicoli
conflitti insonori ricu eu
e cyberspazio fot(t)one senza scie
neanche per un dollaro d’onore
lasciano le cose lati-tudine là
lì l’è, l’essere ridere zecca
di stato tra uno squarcio
e una saricinesca di jeans
shorty story ora dosano il montaggio:
le soste ferite del viaggio peritare
e i diritti dell’infanzia infangare
e i caduti della fame infamare
e i poveri poco a poco abbattere
la guerra, se è degli altri, sconsacrare
l’amore, se non è merce, mercificare
l’incasta bocca levisca mericanare
all’asta globale telepompimirino
e clinton minghia carricata ri passuli
menu networkshop scannerizzato
sulle onde wwweditoriali
anche i poeti bainoevocati scas(s)ano
ululati lasciano lo spazio elettronico
e l’evoluzione re-mare con involuzione
al piano bar non en plain air ballare
ballate ballate la sposa ho da maritare
cu amici e cu parenti unnaccattari
e unvinniri nenti teni a menti senti
a punenti i venti esentasse venti
sgridano once l’onore della storia
a suon di casse sulle carcasse
(Da. “La soglia dell’esilio”, 2000)
la casa di Alzheimer
(a mio nipote Giovanni)
è una liquidazione dalle radici dell'aquilone
e neanche un'asta per le memorie annusate:
ai pochi piace caldo il pianeta delle serre
e sviluppo sostenibile adagio schitarra
l'e-missione Pinochet in terra d'Allende
e nella striscia Gaz(z)a ladra struscia
sibemolle bene-detta la shoah in fuga
e belli-ci telenovela raid racket l'Eufrate
le cellule delle tavole rotonde e dei tornei
sono nella lista di Alzheimer in attesa
di autopsia e desertificazione di sinapsi
e orbite di rifiuti tossici l'anima galleggiano
l'utopia dei miei giorni stregoneria
cancellata al rogo dell'inquisizione ver-detto
scolate bottiglie di cielo vuoto scola
ora dondolio di nubi macero di ferite
e non posso alzare le mani al prato
per rubare un pugno di stelle ai fiori
e attaccarle agli occhi di mio nipote
con il respiro itinerante dei sogni lì
cosa gli racconterò in questi luccicori
recintato a vivere passeggiando magie
alternato a massicce dosi di sedativi
per incatenarmi la voce all'orecchio?
argonauti sbracciati decolli cantavamo
con polsi di mare e rotte di ubriachezza
svelate veglie contadine d'amore
ora galassie urbi et orbi alla deriva
ciurme spossessate del nome migriamo
con il nostro patto minato di referti
de-cessi sintonizzate stazioni d'arrivo
ogni dove ai fianchi erano arrampicati
i tuoi venti di lusso grido senza appello
e unico allertano sparate a vista ora invece
senza sirene e gabbiani di luce l'ascolto
(Da. “La soglia dell’esilio”, 2000)
La ballata della libertà
ba-Búsh-bel ul-tim(e)o sorriso béance
oggi dacci daciabel, strike della rivolta
tu che dazzurro voli stheatol cadentano
e-globoal wars stripes, end stars minavagante
ai perdenti il loro sud voltigabbano
l’altra metà del cielo è mandarino
libera del sogno americano, il male
dai dicci Mad il teatro degli scudi
stellare della guerra dacci il segno
e Seattle così sia Porto Alegre
e l’Intifada vedi veni invici veter-ano
bah-Búsh, Blair bèe, dal cyberspazio on line
Pesc sguinzaglia cold warriors, e duci Aznar
digno, non temere per la vostra morte preghiamo
e così pure il medio, oriente niño, Silvio il cigno
festeggiamo amico minchino in brodo star
(Da: “Odradrek/Almanacco”, 2004)
Copulazione
l’ultimo inverno, caldo
quello delle correnti ’91, Anne
(testardo, fonema ancora acceso)
quelle del Golfo, lungo il mare
e il canto d’organo delle canne
in canna d’argine al Mazzaro
i gameti delle orchidee sparsi
tra petali arsi carne termonucleare
è andato…
andato è in congedo dall’eternità
e temporanza in questo cielo della distanza
e confinato avanza tra ogive atomiche, spie
di cazzi puntati con prepuzio d’uranio
impoverito della via lattea di Urano
ecumenico quel coglione di pap(p)a
vergine cuccia di giglio svestita
a nozze brinda con le ceneri de’-provati
deportati dai canini ameri-CANIni
rinforzati con OMO-geneizzati di pap-
p(a)oni di task Force Ita(g)lietta,
sai,
la contrada che dalla fantasia ora
passa alla mafia al potere ognora
e porta a porta il prete che bene-dice
quell’amore, cara, bagnato ibrido
e iride di malinconia per il re-ale
e nostalghia per le ali di Klee
quel serpente di fuoco dell’Etna
cara, non è in discarica a valle
ancora, e non sopporta l’offesa
a quelle cum-finis correnti delle nostre
e altrui eteros soglie sparse (h)ai
comuni orizzonti in mano ai 4 soldi
che disprezzano la vita con gli arresti
della rèsta a strascico per gli spazi
scarto biologico vel analogico infarto
qui d’infinito è solo lotta dura, mio amore
di classe e coopulazione cooperazione
e gobal f(i)era di guerra alla guerra di classe
ov’unque ubiqueterraque celo è
con-figurazione azioni aut bianco aut nero
(Da: “Terminali e Muquenti/Paradossi”, 2005)
Lettera ai genitori
giorni mimose di mare
questo tempo spaginato
scorie e progetti in gola
fiorente alito di transiti
tra dominio e rifiuti
logiche srotolate rovescio
e sfide altri non metrici siti
Brooklyn gomme masticato
ponte se vuoi vivere vivo
vi indirizzo posta e allerta
perché il sonno dei morti
è sospetto alla canaglia
la salvezza che non ama inferni
se l’ombra accompagna il viaggio
e le cime gridano dalle radici
rivoluzioni decapitate e monche
cosa fare ora delle variabili noi
l’incertezza scartata delle promesse
la fantasia il potere vincente
rovine e differenze la soglia?
cosa fare se il terrorismo sparano
mucchio quotidiano e calcolato effetto
reggono l’erezione produttiva la qualità
la vita opera teatrale a prezzo basso
e Trotsky racconti treno c’era una volta
se non il cammino eterno tempo?
a voi scrivo grano d’altri campi e stagioni
che avete mangiato senza morte rimessa
o patteggiato ostie e acquesante di marca
scrivo che il peso più grande non ha misure
che il lamento è solo una luna calante
soggetti inghiottiti dai mattini di nebbia
e acquasantiere truccate e respiri
e bestemmie di notti spompate e grido
a voi scrivo uragano temporali magnetici
dove l’offesa è labirinto in fiamme così
e dis-torto il kamikaze stragifero roulette
senza dignità e libertà sepolto blabla
scrivono figli del male e terroristi senza fiori
se tra torri stazioni metropolitane bus
umiliati e offesi bruciano disperazione:
scannerizzati tolleranza zero, inquisizione
di classe e asse non solo religio caricano
girevole imperiale liquidazione e sconti
e chiusura d’esercizio import-esport
…
ma in questo presente si così così mori-ossi-
riso della tragedia e indifferenza a sacco
temporalità così spagino d’eventi il vuoto
e fibra “stranezza” singolare svito il corpo
e febbri chi-asmo sui sentieri intreccio
e kaone batto ancora nine four zero
zero è un altro giorno un qui altro
mille turgide carezze senza sosta
in coda ai turboreattori mille geometrie
svuotata dell’incertezza il tondo lutto
taglio vettore in memoria il senso
sestanti di cielo e vulcani pulsiamo
e morire la morte per vivere la pienezza
del senso sospeso nel tra, il confine
lontananza e vicinanze tangenziali
in panchina con timer ad alta tensione
angeli con gli occhiali d’assassino
e fuoco al cerchio paranoico di terra
follia fauve brucianti santi e santoni
incazzati duri e cannoni singolari
collettivi alla frontiera aperto sentiero
o fine seculorum boia smascherato
non giro pagina e pesco ricordi bazar
l’odore delle cosce per abbandono
o eco addio di salmi ai monti e ai laghi
fischiano i bacini dondolanti dell’amore
gli aironi sono ad alta quota per i canneti
e gli sguardi incrociatori insorgente azione
sorseggi strozzati arrivederci di nudi corpi
madidi dì di desideri e salti sul/del tempo
clinamen tra un pugno di immaginari e reali
numeretica resistenza permanente
né prima né dopo essenza e presenza ma atto
cooperazione gli-uni-gli-altri zapatisti caffè
la notte l’insonnia spagina questo tempo
sequenze di lettere mai partite e partenza
la contingenza che passa e si spassa
che gira e rigira distesa al sole della sfida
fida viaggio di parole e mescidanza pulsante
la morte dell’anima di soglia in soglia:
ho compleanni e non ho soste per pregare
il mio tramonto è stato sempre l’oriente
le palpebre del sonno il girasole
la veglia che scompone di fuoco la carne
una nave con il sale della brezza
dove meridiani e paralleli sono il tra
il cane incatenato che si scatena navigante
tra costellazione di frammenti quasar
in fuga dal ciclico nestlé trans-fondente
imballaggio di abbonamenti e consegne
delirio un qui di noi si stende tensione camin-
ante ancora ani-mal tra partenza e de-mens
onde d’urto spaccato scirocco svuotati istanti
e domani senza sosta compagni di viaggio
(Da: “Tempo spaginato/Chi-asmo”, 2007)
il vecchio già si era perso (inedito)
e il tempo non suona
due volte, mai la stessa
canzone di vento e cielo
quel profumo fra le rovine
“femme nue, femme oscure”
fruit du vin noir e polline
nei giorni dei tuoi fianchi
come onde sussultorie, affamate
esplose dal delirio in amore
lucente velluto di cosce
rugiadose di baci e lingua
sventagliata gola della luna
sotto i pugni schiusi al sole
tua bocca tua brocca e silenzio
affondo nel tuo bosco di mare
il vulcano delle delizie alla marea
della notte di lupo alle stelle
non negarmi e scuse non mento
pago il costo, la distanza se vuoi
mio sentiero, quel giorno di fughe con te
non lasciarmi all’incanto la veglia e gli anni
non lasciarmi deriva di marea bianca
(piuttosto annoso fantasma di passaggio)
sai, ho visto spasimare colori il volto
i sapori con gli odori nella stanza dei campi
del castello diroccato alla memoria intorno
e una danza mentre abbracciavi quell’isola
sospesa fra le nuvole a corteggiare gli spazi
al riparo dell’assedio delle mani annose
incantata
il vecchio già si era perso negli sguardi
Scimmie verdi (inedito)
brucia il mondo, onde e colori viola
canto che ti canta che non c’è incanto
nei passi della luna il foro fra le nuvole
sbuca scimmie verdi, pensieri come fiori
(non sono di plastica né virtuali, sanguinano)
sbocciati dal linguaggio muto, il bosco
quello delle alluvioni e dei detriti celiosi
è ancora un groviglio di numeri immaginari
imperiali per solitudini nei cieli frattali
né Virgilio è Tiresia di arater per l’inferno
quante volte rimangono per saltarci di baci
se un convoglio di mondi non ci basta
e la ripetizione bussa alle porte non amare
amore, salta le voragini del sole olistico
scotta la pelle e bole viventi non sanno
qui la segretaria di famiglia, la misura
non ha metri quadri e banconote di notte
(ma c’è ancora la notte nel porto e
tante scarpe rotte sulle rotte delle bancarotte?)
le banchise si stanno sciogliendo, scer
e i poli magnetici perdono l’attrazione
ma c’è ancora un’altra gravitazione
affonda la gola con lievitazione, lieve
è più un’onda che un corpuscolo, è
vagabondo un bando d’altro darti
le braccia e l’amplesso e allo sballo
s’aggira come un cane allo sbando,
randagio è il raggio astronomico in barca
e sbarca di clamore e senza onore un pugno
25 gennaio 2010
Suoi testi sono stati tradotti in lingua croata, greca, francese, inglese, macedone, spagnola, catalana e romena.
L'inter-est
a Giacomo Cuttone
Del tempo le ferite sventagliano
il riso della memoria tra le pieghe
e sale il sale rosolato dell'ascolto
il sapore silenzioso delle galassie
il va pensiero della distanza senza scie
del sole il gioco cristallizza delle ombre
e le terre dell'esilio segna non-luogo
il crocevia degli archi in attesa
e une del mare copre le solitudini
gallerie di splendide apparenze nate per l'est
leggero coro del respiro che diviene forma
bagliori rugiadano squilli di dissolvenza
mentre le pianure rotolano temporanza
il non-ancora bussa ancora una volta
nunc stans non e tu sei inter-est
rete di vibrazioni come un valzer di farfalle
dentro le finestre dell'occhio del ciclone
dove le tue mani dipingono onde di coralli
e vortici d'aurore il volto degli sguardi
raffiche nucleari dei sentieri quantici
adesso che adesso non è l'adesso distendono
soglie di colori diffuse derive di danza
l'inquietudine che si stacca e decolla.
(Da: “Kairós desdichado”, 1998)
La passione delle cifre
…:
la passione la pressione alzata alzò
e delle cifre il massacro verbalizzato
sputtanava il sarcasmo dell'umanesimo
la pietà della coscienza e i rasoi delle holding
e l'imboscata abbassava le braccia
il vento dossier segreto santuario
alle bianche voci cambia direzione
dove rapina i nervi dei mercati sbandano
e sulla crucis delle rughe crollano
e nei convogli stipano migrazioni
fioriti sui binari dell'erezione toto
produttiva totocalcio evirata no stop
di arbitri del saccheggio del pianeta
(im-mondo questo mondo è dei parassiti,
migliore esiste il ni-ente, il funebre elogio
degli aiuti umanitari soluzione finale,
giubilate il culo sacro eiaculato del se-colo-nizzato
colato a picco nella bancorotta del rendiconto!)
appollaiato sul picco della guerriglia
straccione il pueblo perestroika
l'attesa onda smorza su onda
e aquiloni intreccia di turbolenze
carburate con la rabbia del mare
digitale fotoshop naviga manipolazione
e fine look millennio killer degli umani
diritti
l'oceano della rete non ha più confini
il conto la banca rende reddito
mondiale canto d'arena di cani
i Sud marketing discount
e l'amore emigrato lontano
prigioniero fra le guerre stellari:
…
800milioni nell'inedia distesa
ogni anno e più lasciano la vita
concimano i profumi della ricchezza
oltre il plusodore dell'82volte sudato
con le piaghe di 2miliardi anemici
dal 20percento dei gentili del mondo
e molti vivi ma nati mai se non per
scontare le perdite dei sud-ari dei Sud
all'appuntamento del secolo breve
lunghe file di èbeti-alfa-ana degli applausi
denutriti del pensiero e gonfi di coca
graziati con la strategia della fame per
dominio dei compari della borsa telematica
digitale fotoshop naviga manipolazione
e fine look millennio killer degli umani
diritti
l'oceano della rete non ha più confini
Madrid, novembre ‘98
(Da. “La soglia dell’esilio”, 2000)
il disonore della storia
scogli scoglionati: che cieli scuoiati
…
iso-li-tudine le parole gamma
soft navigano frammenti testicoli
conflitti insonori ricu eu
e cyberspazio fot(t)one senza scie
neanche per un dollaro d’onore
lasciano le cose lati-tudine là
lì l’è, l’essere ridere zecca
di stato tra uno squarcio
e una saricinesca di jeans
shorty story ora dosano il montaggio:
le soste ferite del viaggio peritare
e i diritti dell’infanzia infangare
e i caduti della fame infamare
e i poveri poco a poco abbattere
la guerra, se è degli altri, sconsacrare
l’amore, se non è merce, mercificare
l’incasta bocca levisca mericanare
all’asta globale telepompimirino
e clinton minghia carricata ri passuli
menu networkshop scannerizzato
sulle onde wwweditoriali
anche i poeti bainoevocati scas(s)ano
ululati lasciano lo spazio elettronico
e l’evoluzione re-mare con involuzione
al piano bar non en plain air ballare
ballate ballate la sposa ho da maritare
cu amici e cu parenti unnaccattari
e unvinniri nenti teni a menti senti
a punenti i venti esentasse venti
sgridano once l’onore della storia
a suon di casse sulle carcasse
(Da. “La soglia dell’esilio”, 2000)
la casa di Alzheimer
(a mio nipote Giovanni)
è una liquidazione dalle radici dell'aquilone
e neanche un'asta per le memorie annusate:
ai pochi piace caldo il pianeta delle serre
e sviluppo sostenibile adagio schitarra
l'e-missione Pinochet in terra d'Allende
e nella striscia Gaz(z)a ladra struscia
sibemolle bene-detta la shoah in fuga
e belli-ci telenovela raid racket l'Eufrate
le cellule delle tavole rotonde e dei tornei
sono nella lista di Alzheimer in attesa
di autopsia e desertificazione di sinapsi
e orbite di rifiuti tossici l'anima galleggiano
l'utopia dei miei giorni stregoneria
cancellata al rogo dell'inquisizione ver-detto
scolate bottiglie di cielo vuoto scola
ora dondolio di nubi macero di ferite
e non posso alzare le mani al prato
per rubare un pugno di stelle ai fiori
e attaccarle agli occhi di mio nipote
con il respiro itinerante dei sogni lì
cosa gli racconterò in questi luccicori
recintato a vivere passeggiando magie
alternato a massicce dosi di sedativi
per incatenarmi la voce all'orecchio?
argonauti sbracciati decolli cantavamo
con polsi di mare e rotte di ubriachezza
svelate veglie contadine d'amore
ora galassie urbi et orbi alla deriva
ciurme spossessate del nome migriamo
con il nostro patto minato di referti
de-cessi sintonizzate stazioni d'arrivo
ogni dove ai fianchi erano arrampicati
i tuoi venti di lusso grido senza appello
e unico allertano sparate a vista ora invece
senza sirene e gabbiani di luce l'ascolto
(Da. “La soglia dell’esilio”, 2000)
La ballata della libertà
ba-Búsh-bel ul-tim(e)o sorriso béance
oggi dacci daciabel, strike della rivolta
tu che dazzurro voli stheatol cadentano
e-globoal wars stripes, end stars minavagante
ai perdenti il loro sud voltigabbano
l’altra metà del cielo è mandarino
libera del sogno americano, il male
dai dicci Mad il teatro degli scudi
stellare della guerra dacci il segno
e Seattle così sia Porto Alegre
e l’Intifada vedi veni invici veter-ano
bah-Búsh, Blair bèe, dal cyberspazio on line
Pesc sguinzaglia cold warriors, e duci Aznar
digno, non temere per la vostra morte preghiamo
e così pure il medio, oriente niño, Silvio il cigno
festeggiamo amico minchino in brodo star
(Da: “Odradrek/Almanacco”, 2004)
Copulazione
l’ultimo inverno, caldo
quello delle correnti ’91, Anne
(testardo, fonema ancora acceso)
quelle del Golfo, lungo il mare
e il canto d’organo delle canne
in canna d’argine al Mazzaro
i gameti delle orchidee sparsi
tra petali arsi carne termonucleare
è andato…
andato è in congedo dall’eternità
e temporanza in questo cielo della distanza
e confinato avanza tra ogive atomiche, spie
di cazzi puntati con prepuzio d’uranio
impoverito della via lattea di Urano
ecumenico quel coglione di pap(p)a
vergine cuccia di giglio svestita
a nozze brinda con le ceneri de’-provati
deportati dai canini ameri-CANIni
rinforzati con OMO-geneizzati di pap-
p(a)oni di task Force Ita(g)lietta,
sai,
la contrada che dalla fantasia ora
passa alla mafia al potere ognora
e porta a porta il prete che bene-dice
quell’amore, cara, bagnato ibrido
e iride di malinconia per il re-ale
e nostalghia per le ali di Klee
quel serpente di fuoco dell’Etna
cara, non è in discarica a valle
ancora, e non sopporta l’offesa
a quelle cum-finis correnti delle nostre
e altrui eteros soglie sparse (h)ai
comuni orizzonti in mano ai 4 soldi
che disprezzano la vita con gli arresti
della rèsta a strascico per gli spazi
scarto biologico vel analogico infarto
qui d’infinito è solo lotta dura, mio amore
di classe e coopulazione cooperazione
e gobal f(i)era di guerra alla guerra di classe
ov’unque ubiqueterraque celo è
con-figurazione azioni aut bianco aut nero
(Da: “Terminali e Muquenti/Paradossi”, 2005)
Lettera ai genitori
giorni mimose di mare
questo tempo spaginato
scorie e progetti in gola
fiorente alito di transiti
tra dominio e rifiuti
logiche srotolate rovescio
e sfide altri non metrici siti
Brooklyn gomme masticato
ponte se vuoi vivere vivo
vi indirizzo posta e allerta
perché il sonno dei morti
è sospetto alla canaglia
la salvezza che non ama inferni
se l’ombra accompagna il viaggio
e le cime gridano dalle radici
rivoluzioni decapitate e monche
cosa fare ora delle variabili noi
l’incertezza scartata delle promesse
la fantasia il potere vincente
rovine e differenze la soglia?
cosa fare se il terrorismo sparano
mucchio quotidiano e calcolato effetto
reggono l’erezione produttiva la qualità
la vita opera teatrale a prezzo basso
e Trotsky racconti treno c’era una volta
se non il cammino eterno tempo?
a voi scrivo grano d’altri campi e stagioni
che avete mangiato senza morte rimessa
o patteggiato ostie e acquesante di marca
scrivo che il peso più grande non ha misure
che il lamento è solo una luna calante
soggetti inghiottiti dai mattini di nebbia
e acquasantiere truccate e respiri
e bestemmie di notti spompate e grido
a voi scrivo uragano temporali magnetici
dove l’offesa è labirinto in fiamme così
e dis-torto il kamikaze stragifero roulette
senza dignità e libertà sepolto blabla
scrivono figli del male e terroristi senza fiori
se tra torri stazioni metropolitane bus
umiliati e offesi bruciano disperazione:
scannerizzati tolleranza zero, inquisizione
di classe e asse non solo religio caricano
girevole imperiale liquidazione e sconti
e chiusura d’esercizio import-esport
…
ma in questo presente si così così mori-ossi-
riso della tragedia e indifferenza a sacco
temporalità così spagino d’eventi il vuoto
e fibra “stranezza” singolare svito il corpo
e febbri chi-asmo sui sentieri intreccio
e kaone batto ancora nine four zero
zero è un altro giorno un qui altro
mille turgide carezze senza sosta
in coda ai turboreattori mille geometrie
svuotata dell’incertezza il tondo lutto
taglio vettore in memoria il senso
sestanti di cielo e vulcani pulsiamo
e morire la morte per vivere la pienezza
del senso sospeso nel tra, il confine
lontananza e vicinanze tangenziali
in panchina con timer ad alta tensione
angeli con gli occhiali d’assassino
e fuoco al cerchio paranoico di terra
follia fauve brucianti santi e santoni
incazzati duri e cannoni singolari
collettivi alla frontiera aperto sentiero
o fine seculorum boia smascherato
non giro pagina e pesco ricordi bazar
l’odore delle cosce per abbandono
o eco addio di salmi ai monti e ai laghi
fischiano i bacini dondolanti dell’amore
gli aironi sono ad alta quota per i canneti
e gli sguardi incrociatori insorgente azione
sorseggi strozzati arrivederci di nudi corpi
madidi dì di desideri e salti sul/del tempo
clinamen tra un pugno di immaginari e reali
numeretica resistenza permanente
né prima né dopo essenza e presenza ma atto
cooperazione gli-uni-gli-altri zapatisti caffè
la notte l’insonnia spagina questo tempo
sequenze di lettere mai partite e partenza
la contingenza che passa e si spassa
che gira e rigira distesa al sole della sfida
fida viaggio di parole e mescidanza pulsante
la morte dell’anima di soglia in soglia:
ho compleanni e non ho soste per pregare
il mio tramonto è stato sempre l’oriente
le palpebre del sonno il girasole
la veglia che scompone di fuoco la carne
una nave con il sale della brezza
dove meridiani e paralleli sono il tra
il cane incatenato che si scatena navigante
tra costellazione di frammenti quasar
in fuga dal ciclico nestlé trans-fondente
imballaggio di abbonamenti e consegne
delirio un qui di noi si stende tensione camin-
ante ancora ani-mal tra partenza e de-mens
onde d’urto spaccato scirocco svuotati istanti
e domani senza sosta compagni di viaggio
(Da: “Tempo spaginato/Chi-asmo”, 2007)
il vecchio già si era perso (inedito)
e il tempo non suona
due volte, mai la stessa
canzone di vento e cielo
quel profumo fra le rovine
“femme nue, femme oscure”
fruit du vin noir e polline
nei giorni dei tuoi fianchi
come onde sussultorie, affamate
esplose dal delirio in amore
lucente velluto di cosce
rugiadose di baci e lingua
sventagliata gola della luna
sotto i pugni schiusi al sole
tua bocca tua brocca e silenzio
affondo nel tuo bosco di mare
il vulcano delle delizie alla marea
della notte di lupo alle stelle
non negarmi e scuse non mento
pago il costo, la distanza se vuoi
mio sentiero, quel giorno di fughe con te
non lasciarmi all’incanto la veglia e gli anni
non lasciarmi deriva di marea bianca
(piuttosto annoso fantasma di passaggio)
sai, ho visto spasimare colori il volto
i sapori con gli odori nella stanza dei campi
del castello diroccato alla memoria intorno
e una danza mentre abbracciavi quell’isola
sospesa fra le nuvole a corteggiare gli spazi
al riparo dell’assedio delle mani annose
incantata
il vecchio già si era perso negli sguardi
Scimmie verdi (inedito)
brucia il mondo, onde e colori viola
canto che ti canta che non c’è incanto
nei passi della luna il foro fra le nuvole
sbuca scimmie verdi, pensieri come fiori
(non sono di plastica né virtuali, sanguinano)
sbocciati dal linguaggio muto, il bosco
quello delle alluvioni e dei detriti celiosi
è ancora un groviglio di numeri immaginari
imperiali per solitudini nei cieli frattali
né Virgilio è Tiresia di arater per l’inferno
quante volte rimangono per saltarci di baci
se un convoglio di mondi non ci basta
e la ripetizione bussa alle porte non amare
amore, salta le voragini del sole olistico
scotta la pelle e bole viventi non sanno
qui la segretaria di famiglia, la misura
non ha metri quadri e banconote di notte
(ma c’è ancora la notte nel porto e
tante scarpe rotte sulle rotte delle bancarotte?)
le banchise si stanno sciogliendo, scer
e i poli magnetici perdono l’attrazione
ma c’è ancora un’altra gravitazione
affonda la gola con lievitazione, lieve
è più un’onda che un corpuscolo, è
vagabondo un bando d’altro darti
le braccia e l’amplesso e allo sballo
s’aggira come un cane allo sbando,
randagio è il raggio astronomico in barca
e sbarca di clamore e senza onore un pugno
25 gennaio 2010
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