Raimondo Manelli nasce a Gavoi (NU) nel 1916 e muore a Cagliari nel 2006. Tutta la sua vita è dedicata alla poesia. Nel 1939 pubblica la sua prima raccolta con il titolo di Filo d'acqua e a questa ne seguiranno numerose altre, tra le quali: La strada dei poveri del 1947, L 'isola delle mandorle amare del 1966, e nel 1985 La giubilazione e altri messaggi. Nel 1991 viene pubblicata l'antologia dal titolo L'isola è una conchiglia e due anni dopo La voce e il grembo. Manelli, che ha insegnato per nove anni in Umbria ha dedicato a questa regione cinque libri. Ha pubblicato anche tre antologie sulla poesia in Sardegna.
Tre Poesie di Raimondo Manelli
da "L’isola delle mandorle amare" – Fossataro Edizioni 1966
Cinquantenario
Bell’età mezzo secolo se ancora
resiste il ceppo della giovinezza:
con un tuo distillato di saggezza
ritorni in sogno alla lontana aurora!
Benchè ti sia levato di buon ora
sei rimasto, per tanto, a mezz’altezza
nella salita; nessuna certezza
di toccare la cima che s’indora!
Del tuo soggiorno sulla terra resta
un solco breve. Forse i più begl’anni
li hai spesi alla ricerca di una strada.
Ma ti sedusse ogni nuova contrada
con le sue luci ambigue….. i disinganni
ti hanno concesso di salvar la testa.
da “Il mondo muta” 1956
Fu sulla nostra città da guerra
come sulle spighe da grandine:
e a me fu buon rifugio il paese paterno.
Poi quando l’ultima automobile
morì di sete lungo la strada maestra,
coi profughi tentai scorciatoie
per barattar derrate fra i villaggi.
Era fortuna, se passava un carro
col grano dell’annata:
al giorno succedeva la notte
e le ore non si contavano più.
Ma è bella la luna sui sacchi di grano.
Il carro va con ondulamenti di culla
e tra i pioppi si vedono le volpi
che corrono al torrente.
La gente che è nata in città
vede i briganti dietro ogni cespuglio.
Per me, scampato alle fiamme
della guerra, non ci sono briganti.
Diceva mia madre
che ai tempi di gran carestia
i poveri si fanno più selvatici
e di elemosinare si vergognano.
Allora i più ribelli
attendono al varco i passanti
conoscono, al fiuto, i più ricchi armentari,
gli usurai, gli esattori.
A volte, per beffa, li lasciano nudi, ai crocicchi:
e dalle siepi ghignano le cornacchie.
Io non temo i briganti. Mi ritrovo montanaro
E non ho che un granaio di pensieri.
da “Empatie” – Aipsa Edizioni 2002
A Manola
Dopo L’infortunio
Ti sia lieve la notte, o Manolita,
dato che il giorno non ti fu propizio:
la luna può sancire un armistizio
coi tuoi dolori e darti nuova lena…..
All’alba nuova sarai più serena,
ti sentirò più amica e mi dirai:
“La vita è bella nonostante i guai
ed io ci sto come l’estro mi mena”.
Amor di poesia ti tiene in vita
e quando intoni versi misteriosi
malgrado il mio dissenso, avrai i vistosi
premi da chi, ammirandoti, t’invita…..
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