ANTONIO MURA ENA nasce a Bono il 17 ottobre 1908. E' nipote del sacerdote e scrittore Giovanni Antonio Mura, celebre autore del romanzo La tan¬ca fiorita. Ha trascorso l'infanzia a Lula presso lo zio e a Lula ha frequentato le scuole elementari. Un periodo che resterà fondamentale per la sua for¬mazione di poeta e di scrittore. Avviato agli studi superiori si laurea a Roma con Guido De Ruggero con una tesi sulla dottrina hegeliana dello Stato. Già nel 1935 insegna nelle Scuole magistrali di Nuora dove ha come preside Remo Branca, pittore e scrittore che appartiene al gruppo che aveva rap¬porti, come del resto Giovanni Antonio Mura, con la Deledda. Pubblica nel 1938 presso gli editori fratelli Pala di Genova una raccolta di poesie, L'Iso¬la e le città. Nello stesso anno firma una traduzione dal tedesco in lingua sarda di Heine, inserita nella antologia di Remo Branca e Francesco Pala, Vita poesia di Sardegna. Nel 1939, per le edizioni di "Novissima" pubblica un'altra raccolta, Nuove poesie. Scrive una serie di racconti seguendo le li¬nee di un progetto narrativo e annunzio la pubbli¬cazione di un romanzo Quelli del mulino che però non viene stampato. Durante la guerra si ritira a Pizzoli, in Abruzzo, paese della moglie Teresa De Acutis. Quivi soggiornano al confino Leone e Nata-lia Ginzburg con i quali si intrattiene in intermina¬bili conversazioni. Costituisce, insieme ad altri, la sezione del P.c.i. ed entra a far parte del locale C.L.N. Tornato a Roma nel 1944 riprende l'isegna-mento e collabora con il settimanale di Ernesto Buonaiuti, "1945". Si interessa attivamente di poli¬tica. Non è tuttavia disponibile ai dogmi delle chie¬se, sia cattolica che comunista. Nel 1947 inizia in¬sieme, a un suo collega, la pubblicazione di un quindicinale, Scuola democratica. Nel 1951 dirige il Centro didattico del M.P.I., poi Centro Nazionale Sussidi Audiovisivi. Si interessa con particolare competenza di problemi pedagogici, di storia dell'educazione e di tecniche di insegnamento, e soprattutto dei problemi della comunicazione visiva. Dopo la libera docenza ha l'incarico di pedagogia nella seconda Università di Roma e pubblica saggi e volumi sull'educazione in rapporto al cinema, al disegno, all'arte e alla musica. Alla fine dell'insegnamento intensifica la sua attività creativa di poeta e di narratore. Raccoglie schede, vocaboli, massime e detti sardi, traduce L'Apologià di Socrate in lingua sarda, compone poesie e ne progetta la raccolta in volume. Nel 1988 vince un premio speciale al Concorso nazionale di Letterature dialettali "Pompeo Calvia" di Sassari e riprende a lavorare con maggiore intensità ai racconti Le memorie del tempo di Lula e alla revisione della raccolta di poesie Recuida. Muore a Roma nel 1994. Antonino Mura Ena si rivela poeta in lingua sarda nel 1988 al Premio di letterature dialettali "Pompeo Calvia" di Sassari. Scrittore complesso e intellettuale di grande rilievo, con Recuida ci ha consegnato un autentico capolavoro. Ben quattro sillogi, Appentos e ammentos, Recuida, Cunsideros, Tejos contados, intorno alle quali ha lavorato per circa trent'anni. Un canzoniere che conclude una esistenza dedicata alla filosofia e alla letteratura e che propone la dolorosa esperienza del vivere seguendo un percorso conoscitivo rivolto a fissare forme e modalità essenziali dell'esistere. La poesia dà consolazione e, come l'amore, l'energia per sopravvivere e continuare a conoscere sino alla fine. Recuida significa grande ritorno, riappropriazione della identità e rivelazione di verità non illusorie, che possono accompagnarci nel grande giorno. Ritorno alla religione e ai valori fondanti della terra, alla comunità d'origine, quella del Goceano e della Barbagia, di Bono dove è nato e di Lula dove ha vissuto nell'infanzia. Queste rivivono in un'atmosfera senza tempo con le loro attività quotidiane, gli eroi di un'esistenza che consuma le vite di tutti, in sogni modesti e pervicaci, quelli di Peppe Secche venditore ambulante, di Bantine fantino Conchisegadu, di Michele Muristene pescatore di Sereu, di Corittu il banditore, di Antoni il renitente alla leva. Oppure si autopresentano al lettore, in veri e propri compianti funebri, il minatore di Guzurra e il bandito di balle, stroncati dalla violenza, il piccolo Juanne 'Arina, incornato da un bue e accolto in paradiso da un grande torero di Andalusia, Luisi il poeta improvvisatore, stimato e apprezzato dalla comunità che, ora naviga in un mare di oblio, l'Ippia del dialogo di Platone, che come il poeta, ha voluto affrontare, con orgoglio prometeico, tutto da solo, per constatare la propria e l'umana inadeguatezza. Conoscitore raffinato del canto a chitarra, Mura Ena è riuscito a saldare la tradizione melodica della lirica sarda con la tradizione gnomica e corale. Come nessun altro ha saputo porre a confronto con lucida coscienza intellettuale, la sua esperienza dell'universo antropologico e culturale sardo, con quello della sua cultura umanistica, che spazia da Platone a Sant'Agostino, da Hegel ai classici della letteratura europea di tutti i tempi. E possibile perciò, nei suoi testi, cogliere un fitto tessuto di letture e di intertestualità che vanno da autori anonimi del XIV secolo spagnolo, a Garcia Lorca, da Eliot alla Dickinson, agli attittidos e ai muttos, in una sintesi poetica che in lingua sarda non era stata ancora tentata. Dopo le prime raccolte poetiche in lingua italiana, Mura Ena ha scritto romanzi e racconti che sono rimasti inediti. Solo Le memorie del tempo di Lula, che provengono dal medesimo nucleo generativo di Recuida sono state pubblicate in questa collana.
Aite bella gai
-Narami Callina Loi
aite ses bella gai.
Narami si ses naschida
dae celestes amores,
o t'han in terra frundida
cumpanza 'e milli fiores.
-Maccu ses, Antoni Boi,
si pensas abberu gai.
E cando sutzedit mai
chi una femina goi
ruat dae chelu gai?
-Fiza non so de fiores
e nen de chelu recattu.
A mie mama m'hat fattu
de babbu chin sos amores.
Nonna Monne mi hat pesadu
e cosidu su 'estire
chin pannu c'hat comporadu
in terra'e Goreai.
E si lu cheres ischire:
prò cussu so bella gai.
Perché così bella
-Dimmi, Callina Loi,
perché sei così bella
Dimmi se sei nata
da amori celesti,
o ti hanno mandato in terra
compagna di mille fiori.
-Sei matto, Antonio Boi,
se pensi davvero questo!
E quando mai succede
che una simile donna
cada dal cielo così ?
Non sono figlia di fiori
e neanche frutto del cielo.
Mia mamma mi ha fatto
con l'amore di babbo.
Nonna Monne mi ha allevato
e mi ha cucito i vestiti
con panno comprato
in terra di Goreai.
E se proprio vuoi saperlo
per questo sono così bella.
sabato 1 maggio 2010
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