MAHMOUD DARWISH
Inedito
La terra è stufa di noi
Traduzione di Lucy Ladikoff
Ci respinge la terra
e ci costringe nell’ultimo varco
ci spogliamo dalle membra per poter passare.
Ci spreme la terra.
Magari fossimo il suo grano
per morire e
Rinascere.
Magari fosse madre nostra
Perché abbia pietà di noi.
Magari fossimo dipinti sulle rocce,
che il nostro sogno porterà,
come specchi.
Abbiamo visto i volti
Di chi verrà assassinato
Dall’ultimo di noi,
in difesa dell’anima!
Abbiamo pianto sulle feste
dei loro bambini.
Abbiamo visto i volti
di chi lancerà i nostri bambini
dalle finestre di questo ultimo spazio.
Specchi che la nostra stella appenderà!
Dove andremo dopo le ultime frontiere?
Dove voleranno le rondini dopo l’ultimo cielo?
E dove dormiranno gli alberi dopo l’ultimo respiro d’aria?
Scriveremo i nostri nomi
Con vapore scarlatto,
interromperemo il canto,
perché lo completi la nostra carne lacerata.
Qui moriremo,
qui nell’ultimo passaggio,
qui o forse qui,
pianterà i suoi olivi il nostro sangue.
SAMIH AL-QASIM
Inedito
I bambini di Rafah[1]
Traduzione di Lucy Ladikoff Gusto
A colui che scava nella ferita di milioni la sua strada
A colui che sul carro armato schiaccia le rose del giardino
A colui che di notte sfonda le finestre delle case
A colui che incendia l'orto, l'ospedale e il mu
seo
e poi canta sull'incendio.
A colui che scrive con il suo passo il lamento di madri
orfane dei figli,
vigne spezzate.
A colui che condanna a morte la rondine della gioia
A colui che dall'aereo spazza via i sogni della giovinezza
A colui che frantuma l'arcobaleno,
stanotte i bambini dalle radici tronche,
stanotte i bambini di Rafah proclamano:
noi non abbiamo tessuto coperte da una treccia di capelli
noi non abbiamo sputato sul viso della vittima
(dopo averle estratto i denti d'oro)
Perché ci strappi la dolcezza
e ci dai bombe?
E perché rendi orfani i figli degli arabi?
Mille volte grazie.
Il Dolore con noi ha raggiunto l'età virile
e dobbiamo combattere.
Il sole sul pugnale di un conquistatore
era nudo corpo profanato
e prodigava silenzio sul rancore delle preghiere,
intorno facce stravolte.
Urla il soldato della leggenda:
“Non parlerete?
Bene! Coprifuoco tra un'ora”
E dalla voce di Alà'-i-ddìn esplode
la nascita dei guastatori bambini:
io ho buttato una pietra sulla jeep
io ho distribuito volantini
io ho dato il segnale
io ho ricamato lo stemma
portando la sedia
da un quartiere… a una casa… a un muro
io ho radunato i bambini
e abbiamo giurato sulla migrazione dei profughi
di combattere
finché brillerà nella nostra strada il pugnale di un conquistatore.
(Alà'-i-ddìn non aveva ancora dieci anni)
[1] Rafah è una cittadina nella striscia di Gaza.
IREN KISS
Nata nel 1947, ha studiato lingue all'Università di Budapest. Già collaboratrice della radio Ungherese e del ''The New Hungarian Quartely'', traduttrice dall'italiano all'inglese, è autrice di poesie, drammi, romanzi ed opere grafiche, Si ricordano in poesia: Szélcsend (Bonaccia), Magànrecept (Ricette private).
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